Grande potenziale delle piccole medie imprese nel settore della green economy in Europa

Maggiore sviluppo delle Pmi in campo d’efficienza e sugli emergenti mercati verdi. Questo il trend 2013 registrato dall’Eurobarometro di recente analizzando le Piccole e medie imprese europee.

«Per fermare il declino industriale e passare dall’attuale 15.1% al 20% di PIL legato al manifatturiero, dobbiamo puntare su innovazione e qualità, con una forte strategia europea. – ha affermato Antonio Tajani Vicepresidente della Commissione europea, responsabile di Industria ed imprenditoria, presentando l’Eurobarometro – Per questo, nella comunicazione dell’ottobre 2012 abbiano indicato settori con forti potenzialità e ricadute su tutti i comparti industriali. Tra questi, alcune tecnologie chiave per l’economia verde, quali bio-economia, tecnologie abilitanti fondamentali , nuovi materiali, riciclo, sostituzione e uso efficiente delle risorse, edilizia sostenibile, smart grid e veicoli puliti. Con politiche appropriate, i mercati verdi possono portare a una crescita di numerosi punti di PIL e creare milioni di nuovi posti».

Dai dati dell’Eurobarometro emerge il grande  potenziale delle Pmi in questo segmento, fatto che deriva in primo luogo dai numeri di scenario. Le Pmi, infatti, rappresentano il 99% delle imprese Ue, il 67% dei posti di lavoro, l’85% dei nuovi posti viene dalle Pmi, ma anche il 64% dell‘inquinamento. Da ciò deriva il fatto che con la loro riconversione verso una maggiore efficienza delle risorse, attraverso fonti rinnovabili, riciclo e produzioni di beni e servizi green è possibile per l’Europa uscire dalla crisi, stimolando nuova domanda interna, export e posti di lavoro. Sono necessarie, però, ulteriori misure di stimolo perchè dall’indagine emerge che il 92% delle Pmi sta già rispettando gli standard ambientali Ue, mentre solo il 22% vuole andare oltre i target esistenti.

Il 93% delle Pmi oggi sta attuando investimenti green con un aumento rispetto al 2012 dal 62 al 67% in efficienza e risparmio energetico; da 62% a 67% nella riduzione dei rifiuti; da 57% al 59% in risparmio nell’uso dei materiali; da 50% al 51% in risparmio di acqua, ma, ed è questo il punto cruciale, il 63% di chi ha investito, lo ha fatto per far fronte alla crisi e ridurre i costi d’energia e materie prime, mentre solo il 28% afferma che l’ambiente è una delle priorità dell’azienda. Quindi si può dire che il grosso della svolta in direzione di una maggiore sostenibilità in Europa derivi in gran parte dalla crisi e non dall’aver identificato nell’ambiente una leva di mercato.

Sul fronte dell’occupazione il rapporto afferma che oggi il 42% delle Pmi dell’Ue possiede almeno un occupato dedicato a tempo pieno o parziale per le attività “green”, con un aumento del 5% rispetto alle previsione del 2012 si tratta di qualcosa come venti milioni di posti di lavoro verdi in tutta Europa, numero che è destinato a crescere. Per quanto riguarda i settori nei quali questa crescita sarà maggiore ci sono le rinnovabili, l’edilizia sostenibile, le smart cities e la mobilità sostenibile. Tutti settori che troveranno sbocchi anche al di fuori della Ue, ragione per la quale, secondo Tajani, è necessario mettere a punto una serie di misure per favorire l’internazionalizzazione delle Pmi innovative e verdi.

 

10/02/2014

Fonte:

http://www.tekneco.it

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