Caratteristiche TV e monitor: quale è la differenza fra contrasto dinamico e statico?

È fondamentale la distinzione fra il Contrasto Dinamico e quello Statico. Definire la nozione di Contrasto è molto importante per tre ragioni fondamentali:

-       Innanzitutto perché tale nozione si riferisce alla tecnologia intrinseca di ogni display e quindi giova indirettamente a comprenderne le caratteristiche fondamentali

-       Inoltre il rapporto di Contrasto può interferire pesantemente (nel bene e nel male) su tutti gli altri parametri di un display

-       Infine tutto ciò ci mette al riparo da tante possibili bufale e dalle specifiche “accalappiapolli” sovente propinate dalle case produttrici.

 

 E’ bene ricordare che

In un display con scansione progressiva di tipo LCD CCFL o LCD LED l’illuminazione data dalle lampade ccfl o dai diodi Led, è sempre attiva. Ne deriva facilmente che una reale rappresentazione del “nero” non potrà mai verificarsi, visto che le immagini scandite simultaneamente (o “progressivamente”) devono essere costantemente retroilluminate, altrimenti i singoli pixel corrispondenti ai cristalli liquidi, cesserebbero fisicamente di essere visibili; al contrario i tradizionali monitor a raggi catodici (CRT) scandiscono le immagini in modo alternato orizzontalmente e verticalmente nel tempo di un secondo, e non simultaneamente, consentendo lo spegnimento fisico del passaggio della luce (o meglio dei fasci di luce generati dagli elettroni) in corrispondenza di aree nere o scure.

NB.Merita una nota a parte il Contrasto visualizzato su un display al Plasma il quale costituisce una sorta di via di mezzo fra LCD e CRT, sebbene si avvicini maggiormente a quest’ultimo: infatti, analogamente ai monitor CRT, i singoli campi di pixel di un Plasma caricati di gas, possono fisicamente spegnersi, rivelando neri pressoché prefetti, se non fosse che la stessa carica di gas nobili deve stare sempre attiva/accesa, come a fare da “micro-lampada”, introducendo così un sia pur trascurabile fattore di illuminazione, e limitando in parte la visualizzazione del nero.

Il Contrasto

Ogni tecnologia costruttiva di display  presenta un rapporto di contrasto suo proprio. Ma di cosa si tratta? Su qualsiasi display, la rappresentazione del “nero” non dev’essere intesa nel senso di “colore nero”, stesso dicasi per il “bianco”: il nero infatti, come abbiamo visto, costituisce la capacità del monitor di “spegnere” in qualche modo l’illuminazione, laddove quest’ultima spinta al massimo non è altro che il “bianco”.

Sappiamo tutti che nella realtà (salvo casi rarissimi) non esistono filmati che rappresentino immagini totalmente nere o totalmente bianche, è quindi fondamentale capire come il display passi dallo stato completamente bianco allo stato completamente nero; quanto cioé il nero sia effettivamente tale in “contrasto” (appunto) con la luce massima (o bianco) : più precisamente l’unità di misura di questa intensità è espressa in candele per metro quadro (cd/m2), o più comunemente mediante la rappresentazione X:1 (Esempio: 1000:1, 10.000:1, ecc.).

Il Contrasto Statico è la capacità fisica del pannello di visualizzare il nero (o meglio di “spegnersi il più possibile”) in rapporto alla sua condizione opposta (“accendersi il più possibile”). Ogni tecnologia costruttiva ha una maggiore o minore capacità di effettuare questa procedura. I valori di contrasto Statico, essendo propri del pannello, sono quelli che maggiormente si avvicinano alla realtà e sono infatti incredibilmente bassi (normalmente intorno alle 600 candele per metro quadro (600:1) se rapportati a quelli del Contrasto dinamico, questo perché…

Il Contrasto Dinamico invece non ha nulla a che fare con il display e le sue tecniche costruttive, riferendosi al contrario al complesso dei sistemi di retroilluminazione forzata e artificiale, generate dalle elettroniche interne al TV e dall’aumento di intensità delle lampade ccfl o dei LED. Ma siccome devono stupirci con effetti speciali e sfoggiare specifiche mirabolanti presso i centri commerciali, le aziende mostrano quasi sempre questo valore il quale si riferisce a condizioni assolutamente incompatibili con la reale resa del pannello, in quanto irrealizzabili: si arriva a dichiarare che un display possa mostrare un contrasto pari a svariate migliaia di candele per metro quadro. La cosa paradossale in tutto ciò è che una tale “contrasto” (ed è anche fuori luogo definirlo tale) altera drammaticamente la visione delle immagini, e aumenta anche il famigerato “effetto scia” degli LCD, ovvero l’incubo di ogni azienda dall’invenzione degli orologi al quarzo allegati al fustino del Dixan a oggi.

 

E come si fa a capire quanto contrasto ha un TV?

Nei laboratori delle case produttrici si usano due metodi, ed è a loro discrezione essere il più possibile onesti o meno:

Il metodo Full ON/Full OF è il più insidioso, in quanto consiste nel mandare a schermo un’immagine completamente bianca, e poi una completamente nera: ma, come accennavamo prima, questo nella pratica reale non accadrà mai con nessun filmato, quindi non dice praticamente nulla. Se abbinato al Contrasto dinamico dunque, può dar luogo a una formulazione delle specifiche che non esiterei a definire oscena.

Il metodo ANSI invece, manda a schermo una scacchiera a 16 caselle bianche e nere alternate. In questo modo la luce fuoriesce oltre l’ambito di bianco che le compete, e va a infilarsi un po’ nel nero che essendo, come abbiamo visto, il metro di paragone per stabilire il Contrasto, rivela molte magagne del display, oltre naturalmente a ridurre la percezione del Contrasto stesso. E’ una condizione che si avvicina maggiormente alla visione normale dei filmati. Un’azienda seria dovrebbe adottare il sistema ANSI+Contrasto Statico.

Fonte:

http://www.reteingegneri.it

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