Suggerimenti su come redigere il business plan
Capita di sentire che ci sono persone o ragazzi giovani che vogliono intraprendere una nuova attività e spesso non si hanno le capacità finanziarie per iniziare.
Anche se l’idea è vincente, o perlomeno lo sembra, non si hanno i soldi necessari per aprire una nuova attività e quindi l’euforia va scemando.
In questi casi spesso è sufficiente creare un solido business plan, stamparlo, rilegarlo, quindi andare a coinvolgere enti, istituzioni, banche, finanziatori interessati.
Se l’idea è buona per voi, sicuramente lo sarà anche per quelle persone che coinvolgerete.
Il business plan è un metodo indispensabile per procedere nella jungla degli affari e per realizzarlo ci sono diverse tecniche e guide.
Il business plan deve essere un programma schematico che vi permette di venire a conoscenza di tutti gli aspetti della vostra idea, dalla ideazione al suo sviluppo e deve essere unito ad una esplosione testuale di ogni punto inserito nello schema in modo da spiegare il perchè ed il come poter raggiungere un determinato risultato.
Spesso basta un solido business plan per catturare l’attenzione di un finanziatore che potrebbe trovare nella vostra idea il modo giusto per investire del denaro.
Come creare un Business Plan, analisi dei costi, dei guadagni e dell’attività di settore.
Prima di iniziare una nuova attività è molto importante redarre un business plan che dovrà essere stampato e tenuto sempre in bella vista in modo da non perderne mai il succo dell’investimento.
Creare una nuova attività è appunto da vedere come un vero e proprio investimento che dovrà essere programmato sia in termini di tempo, che in termini di denaro e marketing.
In un qualsiasi investimento è utile mantenere chiaro lo schema dell’entità di denaro speso e il tempo necessario per recuperare l’investimento andando ad osservare le innumerevoli variabili che si possono incontrare a seconda del campo d’interesse scelto.
Creare un’attività in proprio deve intendersi come un proseguimento commerciale della propria esperienza pertanto è doveroso che la scelta del tipo di azienda si allacci saldamente al proprio e personale bagaglio culturale, solo in questo modo si può partire con il piede giusto, quindi sconsigliamo vivamente di vedere la creazione di un’attività solo ai fini di guadagno.
Un’azienda è prima di tutto una passione coltivata nel tempo e solo da una profonda passione possono crearsi aziende di successo, un’azienda di successo porta anche soldi e in molti casi molti.
Prima di partire quindi bisogna aver ben chiaro che cosa una persona ha voglia di portare avanti per tutta la vita, perchè un’azienda che funziona in genere funziona per tutta la vita.
Appena si è scelto il settore, la seconda cosa da fare è appunto creare un business plan dettagliatissimo che possiamo riassumere in questa semplice guida di facile lettura.
STUDIO DEL SETTORE D’INTERESSE:
come abbiamo detto, scegliere un settore di cui si nutre una profonda passione è da considerarsi un buon segno per la riuscita di un’azienda.
Una volta scelto il settore è molto importante dedicare un po’ di tempo allo studio e all’analisi commerciale dello stesso che consiste nell’analisi del mercato del settore e la sua evoluzione nel tempo con un’occhio ad una possibile e quanto probabile evoluzione andando anche ad intervistare degli analisti professionisti.
In questa prima analisi non bisogna sottovalutare niente, è importantissimo analizzare la passata e futura concorrenza nel senso che è di notevole interesse capire il perchè altre aziende di settore sono fallite in precedenza e il perchè altre hanno avuto successo.
Per fare un piccolo esempio, se avete intenzione di aprire un negozio di vestiti, cercate di capire quanto sia importante la posizione di un esercizio commerciale, la possibilità di parcheggio nelle vicinanze, i colori usati nell’arredamento, il pacchetto di marche e tipologia di prodotti venduti che implica anche la tipologia di clientela, osservare se nelle strette vicinanze siano presenti esercizi con i quali potrebbe essere possibile creare delle collaborazioni o quant’altro, valutare se l’immobile dove risiede l’esercizio commerciale dell’azienda è di proprietà o se è in affitto, questo può far capire anche quali potrebbero essere i margini di guadagno. Cercate di sviluppare tutti questi punti in modo da averli ben chiari.
ANALISI DEL MERCATO:
Punto importante è l’analisi del mercato che consiste nell’osservare in che modo varia il mercato di vendita del settore di proprio interesse e per alcuni settori potrebbe essere utile osservare l’andamento dell’aziende produttrici del prodotto da commercializzare analizzando anche la curva di vendita in Italia e all’estero con possibili previsioni per gli anni avvenire.
Cercate anche di creare dei sondaggi da proporre ad eventuali clienti della zona di interesse proponendo interrogazioni che possono far capire che cosa il cliente cerca e in che modo il cliente potrebbe essere fidelizzato all’azienda di futura creazione.
E’ doveroso anche valutare la vita media di un prodotto venduto, che se è un caffè (2 minuti), un gelato (10 minuti), un cocktail (30 minuti), una vacanza (10 giorni), un telefonino (2 anni), un software (5 anni), un divano (15 anni), un materasso (25 anni), una casa (indefinito anche se statisticamente una persona cambia la casa mediamente 3 volte in una vita).
Non dimenticatevi di valutare anche la il livello di deteriorabilità di un prodotto che porta a valutare in quanto tempo un prodotto DEVE essere venduto prima di essere messo in sconto o sotto costo o addirittura buttarlo.
ANALISI DEI COSTI:
una volta delineato il settore e individuati i punti del mercato, si passa ad analizzare i costi dell’impresa e i suoi relativi ammortamenti che possiamo dividere in due parti ovvero costi fissi e costi variabili. Nei costi fissi rientrano le spese per il pagamento dell’affitto dell’immobile o per l’acquisto dello stesso (in questo caso il costo fisso dipende dalla rata bancaria del mutuo), le spese di luce, gas, spazzatura, inps, inail, irpef, eventuali costi per recarsi nella sede operativa, costi di commercialista ed eventuali costi di personale dipendente.
Nei costi variabili (anche quelli che vengono applicati una sola volta) inseriamo i costi per l’apertura dell’azienda che comprende la registrazione nel registro delle imprese e spese di notaio, costi (che possono rientrare nei costi fissi se è previsto un mutuo o un finanziamento) per acquistare i prodotti per l’azienda (che può essere l’arredamento ma anche i prodotti da vendere), costi per promuovere l’azienda nelle quali possono rientrare la creazione di un sito internet e la promozione sui principali motori di ricerca, costi di pubblicità, eventi e iniziative atte a presentare l’azienda creata a tutti i possibili clienti.
Per quanto riguarda l’ammortamento dovete indicare nel vostro business plan il numero di anni necessari per estinguere un prestito o un finaziamento bancario oltre che al tempo necessario per rientrare dei costi di una eventuale promozione e acquisto dei prodotti.
Per fare ciò dovete analizzare il ricarico da effettuare sui prodotti in vendita considerando tutte le variabili descritte in precedenza, ad esempio se un prodotto lo pagate 10 euro, è utile andare a sommare i costi fissi e variabili (andando a valutare la tempistica della variabilità di uncosto ovvero pesando ogni termine di costo variabile con il tempo per l’esecuzione dello stesso), sommare una percentuale di guadagno che vi permette di vivere e a quel punto avrete il prezzo di vendita del prodotto.
Una volta ottenuto il prezzo di vendita in base alle vostre esigenze di costo è doveroso andare a osservare il prezzo mantenuto dal vostro concorrente per lo stesso prodotto o simile agli occhi dell’acquirente.
L’acquirente spesso è in grado di valutare correttamente se un prodotto è di qualità oppure no, ma anche se il livello di qualità spiega in qualche maniera il prezzo propostogli.
Se una birra in un locale medio con clientela media, pensate di venderla a 20 euro il cliente potrebbe valutare negativamente il prodotto anche se esso è il meglio presente sul mercato senza termini di paragone. Il cliente potrebbe dire “ok buona, ma ne vale la pena?”.
Sta a voi valutare il rapporto di qualità/prezzo in base alle esigenze del cliente.
Quindi cercate di valutare al meglio i flussi di cassa mensili ma soprattutto quelli annuali che sono quelli che vi possono fare continuare il vostro progetto.
Molti creano spesso un business plan dettagliatissimo, ricco dei costi da ammortare ma alle volte si dimenticano di valutare i flussi di cassa annuali indispensabili per rientrare dalla spesa sborsata. VALUTARE I COSTI, MA ANCHE I GUADAGNI.
STRUTTURA DELL’AZIENDA:
per sviluppare questo punto è utile valutare la forma giuridica che deve avere l’azienda da creare studiando i vari livelli e tipologie di società di persona e di capitale nonchè i costi di gestione.
Da non sottovalutare sono le cooperative che vedremo nel prossimo articolo.
Nella struttura rientrano anche il numero dei dipendenti da assumere valutando anche costi e professionalità sapendo che un commesso costa decisamente meno di un avvocato e tutto dipende dalla tipologia e dal settore di interesse da sviluppare.
INCREMENTI FUTURI:
nel vostro business plan possono rientrare anche sviluppi futuri andando ad esempio ad incrementare i fatturati della vostra azienda anche in città o paesi vicini ma anche in altri stati.
Valutate bene anche dei possibili matrimoni o acquisti strategici che vi permette di abbattere eventuali costi di gestione o di acquisto o che vi permette di espatriare con il vostro prodotto anche on-line.
Se avete ad esempio un sito internet che propone soluzioni di viaggio, non dovete sottovalutare l’incremento dei turisti cinesi e in questo caso sarebbe utilissimo tradurre il vostro sito anche nella lingua cinese e stipulare contratti con agenzie autoctone che vi possono far conquistare una buona fetta di mercato.
FRANCHISING:
Esistono molte soluzioni valide anche dal mondo del franchising e per questo vi invito a leggere questo importante articolo.
CONCLUSIONI:
scrivete e stampate il progetto finito e valutate ogni punto.
10/07/2008
Fonte: http://www.impresalavoro.eu